Basta riprovare.
Basta riprovare.

Basta riprovare.

Faccio quello che posso con quello che ho.

L’ho ripetuto allo stremo, perchè è cosi che faccio quando sono in difficoltà, conosco la soluzione ma non riesco ad applicarla. Scompongo il problema in tanti piccoli pezzi, definisco degli obbiettivi intermedi, più facili da raggiungere, raccolgo le forze e uno ad uno cerco di depennarli. Il problema così diventa più piccolo, meno pesante e io lo gestisco meglio.

Ricordo ancora la puntata finale di un telefilm che guardavo quando ero più giovane: una ragazzina che riceveva dei compiti da Dio, al termine della serie si ritrovava impantanata in problemi più grossi di lei e chiedeva a colui che giornalmente le affidava compiti apparentemente senza senso, la soluzione a quella situazione. La risposta veniva cercata in una metafora che spesso mi ritorna alla mente:

un uomo deve passare un ponte con tre pacchi, il ponte può sorreggere solo il peso di due pacchi e dell’uomo, aggiungendo il terzo pacco il ponte crollerebbe. Come fare allora per passare il ponte indenne?

Tenere in aria il terzo pacco.

La soluzione sta nel tenere il terzo pacco sospeso, fintanto che il primo e il secondo mi passano tra le mani. Alleggerisco il peso, creo un equilibrio e supero il ponte. Ogni mossa che faccio modifica la realtà, come negli scacchi e determina una conseguenza per me e per chi mi sta attorno. Alla fine è tutto un gioco e solo giocando, provando e riprovando puoi sperare di vincere.

Nel gioco però si finisce per prestare attenzione solo e soltanto al proprio ponte. Alla propria scacchiera. Si finisce sempre e solo a portare il peso dei propri pacchi. Nella visione ristretta impariamo col tempo a vedere solo il nostro sentiero, a focalizzare le energie lì e perdere di vista il contorno.

Non amo perdere di vista il contorno e tendo a farmene una colpa quando me ne rendo conto. Perché quello che per me è contorno, per gli altri magari è il centro.

Nel risalire quel buco nel quale mi ero ficcata, ho pensato tantissimo a cosa mi aveva portato lì. A come avevo perso e guadagnato persone e cose. A come le strade con persone importanti fino ad una certo punto della mia vita fossero poi deviate, allontanandomi definitivamente. A quali fossero stati gli errori. A quali fossero state le cose giuste. Ho ragionato cosi tanto sul mio vissuto che ad una certa per le cose per le quali non trovavo risposta, ho inventato scuse, accampato idee che poi col tempo nella mia testa sono diventate l’unica verità.

Non è cosi. Ma in quel momento mi serviva per mettere ordine. Di fatto ho perso per strada pezzi che non avrei dovuto perdere. E ho dato la colpa al vissuto, al destino e agli altri.

Ieri qualcuno me lo ha ricordato.
Ieri poi qualcun altro mi ha fatto presente che non è mai troppo tardi se vuoi continuare a giocare.
Basta riprovare, Ancora e ancora.

Non c’è garanzia su quel che faccio. Nessuno ti assicura che ciò che fai è la cosa giusta, nessuno ti dirà mai che le tue scelte sono quelle che ti condurranno esattamente dove vorresti. Anche perchè chi sa realmente dove vuole arrivare? Io credevo di saperlo. Ora non ne sono più tanto sicura. Però so come ci voglio arrivare.

Mi sono promessa di non dimenticare mai la sensazione di vuoto provata.

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